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LA NOTTE DEL 20 LUGLIO 1969

La tecnologia che approdò sulla Luna

di Antonio Dini

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Un boato e il 16 luglio 1969 le tremila tonnellate del razzo Saturn V, alto 110 metri, cominciano a spingere verso il cielo l'Apollo 11. Quinto volo del progetto realizzato dalla Nasa, terzo intorno alla Luna, il primo ad atterrare sul satellite della Terra. A bordo, le migliori tecnologie digitali che l'uomo fosse riuscito a creare sino a quel momento.
Soprattutto uno il gruppo di scienziati che avevano lavorato alla realizzazione dei computer di bordo della Nasa, che oggi possiamo considerare vecchi di quarant'anni ma in realtà concettualmente analoghi a quelli utilizzati su tutti i velivoli: dagli aerei fino allo Space Shuttle. Si trattava dei ricercatori del Mit di Boston, che realizzarono l'Apollo Guidance Computer, il sistema per la guida e il primo sistema "embedded" della storia dell'informatica. In realtà, anziché di uno si trattava di una serie di computer e moduli, dotati di display e di sistema di programmazione relativamente moderni anche per gli standard attuali, che gestivano tutte le attività del modulo Apollo (diviso in modulo di comando Columbia e modulo di allunaggio Eagle) e che aprirono sostanzialmente la strada alla ricerca e ricaduta per l'industria aerospaziale prima militare e poi civile dei sistemi a guida fly-by-wire, in cui cioè sistemi elettronici e computerizzati comandano direttamente motori e superfici di guida.
Era proprio quello che voleva la Nasa, che aveva da tempo realizzato che un programma spaziale capace di avere ricadute sull'industria militare e civile non solo acquistava di importanza agli occhi dei politici di Washington, ma riusciva a procacciarsi meglio i fondo perché poteva incassare soldi anche dai brevetti che venivano poi concessi in uso alle altre aziende.
Il computer dell'Apollo 11 utilizzava una sintassi abbastanza semplificata di comandi basati su gruppi di tre numeri. In pratica, tramite una tastiera gli astronauti davano gli ordini semplicemente inserendo una prima terna di numeri (il comando da eseguire) e poi una seconda ed eventualmente una terza terna (la modalità con la quale il comando doveva essere eseguito). Il lavoro, fatto dalle migliori menti del Mit, è realmente uno dei pezzi portanti della storia dell'informatica, perché ha impostato l'utilizzo di sistemi computerizzati nel volo.
Sia il vettore Saturn V che il modulo di comando e quello di allunaggio erano dotati di questi sistemi di guida che si interfacciavano direttamente con i motori e le superfici di comando e gli altri sistemi, tra i quali quelli utilizzati per fare il punto. Ma gli astronauti avevano ovviamente anche altre risorse e sistemi di backup: essendo nati come piloti prima dell'avvento delle calcolatrici tascabili (che sarebbero arrivate più di venti anni dopo), avevano studiato aeronautica sui banchi utilizzando una versione particolare di regolo calcolatore adatto a questo tipo di impiego. La Nasa aveva una sua collezione di regoli calcolatori per la navigazione aerea e orbitale che forniva a tutti gli astronauti, e che sarebbero stati necessari per fare "i conti a mano" in caso di blackout di strumenti elettronici e computerizzati.
Le tre differenti versioni di computer usate per la gestione del volo delle missioni Apollo furono le prime a utilizzare circuiti integrati prodotti da Fairchild Semiconductor, da cui era appena nata Intel. Le performance, paragonandoli a qualsiasi strumento elettronico attuale, sono minimali: il processore arrivava a 2.048 Mhz e questa " velocità di punta" veniva artificialmente frenata e ripartita in multipli per la gestione di attività diverse, fino a quella di 102 Mhz che funzionava da frequenza "master" di tutto l'Apollo e sulla quale tutti i sistemi erano sincronizzati.
I sistemi informatici di bordo della missione Apollo erano stati testati e utilizzati a lungo, ma durante l'allunaggio del 20 luglio 1969, durante il quale Neil Armstrong ed Buzz Aldrin incapparono in problemi proprio con questo sofisticato sistema informatico dell'epoca. Infatti, una serie di sovraccarichi mandò letteralmente in tilt la memoria limitata e soprattutto la limitata capacità di esecuzione in tempo reale di calcoli del sistema, che in pratica costrinse i due astronauti ad effettuare un allunaggio quasi completamente manuale. In una sequenza di eventi che da un punto di vista tecnico potevano risultare drammatici, Armstrong gestì praticamente tutta la fase di guida manuale dell'allunaggio (che doveva avvenire invece con l'assistenza del sistema automatico, in maniera analoga a quanto avviene ad esempio con i sistemi di pilotaggio e atterraggio automatico dei moderni aerei) mentre Aldrin aveva il compito di "secondo" che forniva la lettura degli strumenti ad alta voce, come avviene solitamente in condizioni analoghe negli aerei.
In realtà, quel che era successo era stato che, per un eccesso di prudenza, i tecnici della Nasa avevano deciso di modificare le operazioni di allunaggio rispetto alle simulazioni, andate tutte a buon fine, e attivato un secondo radar di scorta per fornire una ulteriore e più precisa lettura dell'altezza, posizione e velocità del modulo Eagle. In questo modo il doppio afflusso di dati dai due sistemi aveva sovraccaricato di dati il computer di bordo, che non era riuscito più a stare al passo con le attività piuttosto complesse della gestione dell'allunaggio e aveva iniziato a dare segnali di errore a ripetizione.
Questo ed altri problemi tecnici, che la Nasa in seguito analizzò, portarono ad ulteriori miglioramenti degli strumenti informatici utilizzati all'interno delle missioni Apollo e delle successive ricadute commerciali delle tecnologie sviluppate. Se oggi gli aeroplani volano con maggiore sicurezza è in buona parte dovuto anche allo sviluppo dei sistemi di controllo e navigazione realizzati e testati sul campo dalla Nasa durante lo sbarco sulla Luna e le prime missioni Apollo.

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